lunedì 4 ottobre 2010

Ho nostalgia di mia nonna e dei suoi genuini insegnamenti

Mattinata ventosa.
Un grigio latte quasi uniforme ricopre il cielo stamattina e le raffiche di scirocco increspano il mare e fanno ballare i rami degli alberi.
Sono grigetta anche io oggi: un filo di sonno, l'autunno che si fa sentire con il suo desiderio di "tana", qualche acciacco di fine stagione. Insomma, è del tutto legittimo: ho desiderio di casa, di una bella poltrona nella quale sprofondare comodamente, di una tisana profumata da sorseggiare e di un buon libro da sgranocchiare, mentre fuori "urla e biancheggia il mar". Non ci trovo niente di strano e anzi fantastico un pò e penso a qualche ricetta genuina, al sapore di conserve e sott'oli, tanto per accentuare questo piacevole languore casalingo. Chiudo gli occhi e ripenso a mia nonna che faceva la conserva di pomodoro, alle cassettate di San Marzano che io e i miei cugini diligentemente passavamo nel cortile di casa che profumava dell'origano che nonno appendeva perché essiccasse. Mi ricordo le "manate di pomodoro" che elegantemente ci appiccicavamo reciprocamente addosso (quando nonna non era presente) e quel cucchiaio di legno, mezzo rosicchiato dal tempo e dalle tante cotture che aveva accudito, che noi bimbi ci contendevamo a suon di pizzicotti, simbolo indiscusso di una autorità casalinga di cui partecipavamo con orgoglio in quei pomeriggi di mezza estate.
Oggi questo ricordo mi sembra vivo e una nostalgia devastante dei genuini gesti d'amore con i quali le donne di casa accudivano le nostre famiglie (tutte rigorosamente stropicciate, va da sè) mi ha portata in cucina.
Ho rubato una ricetta a Michele, una delle tante che mi porterò a casa, infilata tra i fogli ingialliti dal tempo che raccontano le alchimie e le dosi di nonna e qualche trucchetto di mamma (sempre troppo indaffarata nel suo difficilissimo ruolo di insegnante, per la verità, perché potesse concedersi all'arte dei fornelli).
In una delle prime mattine libere che avrò, in attesa che Irenina rientri da scuola, preparerò quindi i peperoncini (quelli tondi che somigliano a pomodorini, per intendersi) ripieni.

La ricetta è semplice (quanto basta per allettarmi) ma il risultato è gustoso e sorprendente.... ingredienti fondamentali per spingermi a cucinare.

Fate bollire in una pentola 1/3 di acqua, 1/3 di vino bianco e 1/3 di aceto aggiungendo un pizzico di sale.
Nel frattempo, pulite i peperoncini togliendo loro il picciolo e quindi svuotandoli completamente. I semini però non gettateli (ogni cosa che profumi di sano recupero mi emoziona e mi entusiasma, per cui vi giro questa "dritta" di Michele) se li essiccate li potetet usare per fare dell'ottimo olio piccante.
Appena l'acqua con vino e aceto bolle, tuffate i peperoncini che avete svuotato e aspettate il tempo necessario perché l'acqua riprenda a bollire, quindi tirateli fuori e asciugateli tra due panni a capo all'ingiù (in modo che non rimanga dell'acqua al loro interno).
Una volta che li avrete ben asciugati, li potrete riempire a vostro piacimento con una acciughina e un paio di capperi. Sistemateli quindi in un bel barattolo di vetro e copriteli con del buon olio di oliva.

Gustateli in famiglia o con dei cari amici perché la cucina, si sa, è materia pregiata che si alimenta di affettuosi gesti e di amorevole condivisione.